lunedì 30 luglio 2018

VIA TORDARA E L' ASSALTO DELLE CAMICIE NERE


Durante il ventennio fascista in Penisola Sorrentina non tutti accettarono le limitazioni alla libertà e i soprusi attuati dal regime.
Un gruppetto di antifascisti per dimostrare la loro contrarietà alle camicie nere decise di radunarsi e di festeggiare ai COLLI DI FONTANELLE 
( Sant’Agnello) la festività dei lavoratori del 1°MAGGIO, ricorrenza abolita da Mussolini perché considerata sovversiva.
Tuttavia la loro impresa non passò inosservata ai camerata di Sorrento e dintorni, che messi al corrente da una soffiata del percorso dei “compagni”  si precipitarono armati dei manganelli d’ordinanza nei pressi di VIA TORDARA, una stretta stradina che da Sant’Agnello attraversa il RIONE DI TRASAELLA e porta fin sopra ai COLLI DI FONTANELLE.
Qui tesero un imboscata al gruppetto di antifascisti che mentre stavano riscendendo come aveva detto la “soffiata”  per VIA TORDARA di ritorno dai festeggiamenti, vennero assaliti,picchiati e purgati con l’ immancabile olio di ricino.
Tra di loro vi era anche un bambino di cinque anni che era il figlio di uno dei manifestanti, che senza pietà alcuna le camicie nere portarono nella Farmacia del paese, dove costrinsero minacciando di sfasciare le vetrine del negozio, il medico  di turno a somministrargli una dose di olio di ricino adeguata al peso e all’età.

pM.

Fonte
SORRENTO ‘43
Di Goffredo Acampora

sabato 28 luglio 2018

LA SFOGLIATELLA SANTA ROSA



La sfogliatella nasce nel 1700, quando una monaca del convento di clausura SANTA ROSA a Conca dei Marini prepara questo dolce con gli avanzi dell'impasto del pane. La madre superiore ne rimase estasiata e decise di vendere le sfogliatelle agli abitanti della costiera, che ogni giorno si recavano al convento di clausura e dove attraverso la ruota degli esposti ( dopo aver versato i soldi ) ricevevano la "Santa Rosa" ( o monachina) appena sfornata. La ricetta rimane segreta fino al 1800 quando Pasquale Pintauro ne entra in possesso ( qualcuno racconta grazie a una sua Zia monaca ). Una volta ottenuta la ricetta Pintauro trasformo' la sua Osteria in via Toledo a Napoli in una Pasticceria che grazie appunto alla "Santa Rosa" è diventata una delle più importanti del napoletano.


pM

mercoledì 18 luglio 2018

PADRE ROCCO, IL PADRE CHE FECE ILLUMINARE I VICOLI DI NAPOLI



"Egli era più potente a Napoli del Sindaco, dell'Arcivescovo, ed anche del Re. "

 (Alexandre Dumas)


Tra le molte figure del Settecento religioso napoletano, spicca quella di padre Gregorio Maria Rocco.


Era nato a Napoli nel 1700 da genitori di Massalubrense, Matteo ed Anna Starace.


Trasportato da grande vocazione, indossò presto l’abito domenicano per offrirsi ‘missionario cittadinesco’.


Caratterialmente irascibile, di lui si racconta che portava sempre con sé un bastone di legno dipinto di nero che all’occasione brandiva minaccioso.


Di solito si aggirava per luoghi malfamati, inveendo contro i recidivi ‘peccatori’ con la sua pittoresca eloquenza dialettale riboccante di invettive.


Era spesso invitato alla corte borbonica per ripetere le sue prediche agli ospiti ed ai principini.


Per il favore di cui godeva di lui fu detto essere:

 <<l’Uomo del popolo presso la Corte; e l’Uomo della Corte presso il popolo; l’arbitro della plebe presso il Sovrano; e l’arbitro del Sovrano verso la plebe>>.

Forte dell’ascendente che ebbe dapprima su Carlo e poi su Ferdinando IV, riuscì ad attuare alcune opere di pubblica utilità. Fu lui a suggerire la fondazione di un camposanto e dell’Albergo dei poveri; creò l’ospizio per le ragazze ‘pericolanti’ di S. Vincenzo Ferreri e i monti del Bambino Gesù e della Sostentazione.


A lui si deve anche il primo esperimento di illuminazione della città.

Per lungo tempo l’aveva invocata dal re, ma le pratiche erano state lunghe ed infruttuose.


<<Allora si tentò pure la pubblica illuminazione notturna, cui già sopperiva la pietà dei napoletani per impulso del benemerito p. Rocco, e se se fece anche il saggio nella via volgarmente detta ‘Spaccanapoli’ dalla Madonna dei Sette Dolori fino a Porta Nolana; ma per la grave somma occorrente al primo impianto, che fu calcolata per duc. 87283, spesa posta a carico dei proprietari, e per quella anche più grave di annui duc.150000 posta a carico degli inquilini per l’olio ed altre spese necessarie, ne fu deposto il pensiero e l’opera, con dispaccio del 29 settembre 1789, fu sospesa>>.


Ciononostante padre Rocco, pur di contrastare i banditi che sul far del buio assaltavano i viandanti rimuovendo le poche lampade ad olio esistenti per le strade, ricorse ad un gesto astuto. Erano i vicoli bui ad essere maggiormente esposti ai pericoli notturni, anche perché si prestavano meglio per la loro struttura ad attuare la famigerata tecnica della ‘fune’.


‘Mettere la fune di notte’, un modo di dire che ancora sopravvive nel lessico popolare, rappresentava una tecnica infallibile che veniva adoperata da almeno tre ladri complici tra loro. In due si acquattavano su ambo i lati del vicolo buio tendendosi una corda da un capo all’altro. Al passaggio del malcapitato viandante la sollevavano facendolo inciampare. Il terzo complice allora gli si lanciava addosso e lo derubava.


Facendo leva sul sentimento religioso popolare, padre Rocco,fece apporre immagini sacre sui muri delle case, sollecitando così i fedeli ad accendere a sera un lumino. In questo modo il buio non era più totale e rendeva meno infallibile la tecnica della fune.


Intimoriti dalla giustizia divina, i malintenzionati si guardarono bene dallo spegnere le lampade divenute sacre.

Lentamente le semplici immagini divennero edicole curate di varie dimensioni a seconda dell’impegno economico che i devoti potevano permettersi di sostenere.


Padre Rocco morì a Napoli nel 1782.


*ALLA SUA MEMORIA IL COMUNE DI MASSA LUBRENSE HA INTITOLATO UNA DELLE STRADE CHE CONDUCONO AL CASALE DELL'ANNUNZIATA






ESTRATTO da:
http://www.nuovomonitorenapoletano.it/

FONTI:
G. Doria, Le strade di Napoli, Napoli-Milano, 1943.


B. Capasso, Sulla circoscrizione civile ed ecclesiastica e sulla popolazione della città di Napoli, dalla fine del secolo XIII al 1809, in Atti dell’Accademia Pontaniana, Napoli 1882.

sabato 14 luglio 2018

LA ROSA MAGRA - LA PENSIONE DEGLI ARTISTI



Nell' ottocento una delle pensioni più frequentate a Sorrento da pittori,poeti e artisti era la Rosa Magra.

La Rosa Magra che divenne famosa in tutta Europa con l'appellativo di "Pensione degli artisti" situata al civico 170 sul Corso Italia
 ( dove tuttora una lapide ne ricorda i fasti del passato) ospitò tra gli altri : Giacomo Leopardi, Goethe, Byron, Shelly, Keats, Longfellow, Scott, Heyse ( che qui scrisse "Idillio a Sorrento" ) inoltre lo scrittore Ibsen nel 1867 mentre soggiornava alla Rosa Magra terminò il suo capolavoro: " Peer Gynt".


Curiosa ( e molto) la nota che il poeta francese Paul De Musset scrisse sul registro dei clienti, il 5 ottobre del 1856:

" Nell'albergo di Rosa Magra - Eppur non si fa cena magra- Nell'albergo di magra rosa - eppur contento ognuno riposa - E quando suona l'ora del partir - Lascia il denar e porta il souvenir!".
Pm

Fonte:
Sorrento e la sua storia.

IL CARDINALE SERSALE E LE VACANZE A VIA FESTOLA





Nato a Sorrento nel 1702, Antonino Sersale era uno dei cardinali più importanti del '700, partecipò infatti a ben tre CONCLAVI e in quello del 1769 stava per "uscire" Papa. Purtroppo il veto posto dall' imperatore d'Austria Giuseppe II gli precluse questa possibilità. A Sorrento la casa paterna era in Via San Cesareo ( civico 44 ) mentre quando in estate ritornava in vacanza in Penisola per riposarsi, il Cardianale Sersale si rifugiava sempre in una villetta in campagna sita in 
via Festola ( civici 4- 6) in uno slargo dove c'è "una volta e una fontana".
Pm

FONTE: Sorrento si racconta di A. Cuomo.
https://tiraccontosorrento.blogspot.com/

●Don Angelo Montorsi il prete che sconfisse Pacchiseo e la sua banda.●



●Don Angelo Montorsi il prete che sconfisse
Pacchiseo e la sua banda.●


Nei primi mesi del '900 quando da poco era stato nominato parroco di Priora, don Angelo Montorsi (nella foto) si rese subito conto che la situazione per gli abitanti del borgo era insostenibile. Infatti, tutti i contadini di Priora quanto ritornavano dal mercato di Sorrento, erano costretti a salire per la stretta strada che sale per il Monte di Sant'Antonio, e in un luogo detto PIZZETIELLO venivano puntualmente derubati dalla banda di Pacchiseo.


Il parroco inizialmente nelle sue omelie domenicali esortò la gente di Priora a ribellarsi ai malviventi e poi resosi conto che le parole da sole non bastavano, e che le rapine continuavano, decise di affrontare personalmente i banditi. Una mattina uscito dalla sagrestia si diresse correndo sul punto dove erano soliti appostarsi i banditi, trovatoli li affrontò a muso duro minacciando di denunciarli alla Stazione dei Carabinieri. Spaventati dal coraggio del prete, Pacchiseo e i suoi complici se la diedero a gambe levate e i contadini di Priora grazie a Don Angelo non subirono più nessun furto.

Pm

FONTE:
_LA PARROCCHIA DI SANT'ATANASIO VESCOVO
Tra storia, immagini e documenti
Di Marco Mantegna

lunedì 2 luglio 2018

Kodra E IL SUO OMAGGIO A SORRENTO.


Ibrahim Kodra è considerato uno dei massimi pittori albanesi, arrivato in Italia nel 1938 grazie all' interessamento dalla regina d'Albania, perfeziona la sua arte presso l'Accademia di Brera di Milano. Con il suo amico Ciro Agostoni apre il suo primo studio milanese, che in breve tempo riscuote un incredibile successo. Lo studio diventa ben presto il punto di ritrovo di numerosi artisti che avevano aderito al movimento antifascista chiamato la "Corrente". Più volte ospite della Penisola Sorrentina, dove tiene diverse mostre, omaggia la terra delle sirene con alcuni sui capolavori.

NELLA FOTO: "Omaggio a Sorrento"

tiraccontosorrento.blogspot.it

L' EDICOLA GIOVANNI CASOLA



Al Corso Italia ( civico 142) vi era la cartoleria Giovanni Casola , una delle prime edicole nate a Sorrento, la numero 3 per esattezza ( come si vede dal numero in alto a sinistra). Tuttavia l'edicola Casola aveva il primato di essere stata la prima ad ottenere l'autorizzazione a vendere anche giornali esteri, e per questo motivo ogni mattina era la meta obbligatoria di tanti turisti stranieri.

(Foto collez. A.PARLATO dal Libro: Sorrento vetrine che raccontano. )

14 e 37 i numeri di SANT'ANTONINO.

Quando si rese necessario dover dotare la Basilica di San Antonino di un numero telefonico, venne chiesto al parroco di allora (al tempo si poteva ancora fare) di scegliere quello più semplice per telefonare in Basilica, e il parroco scelse il 
14 ( giorno della festa del Santo) e il 37 ( che nella smorfia è associato a il monaco).