domenica 29 ottobre 2017

S.AGNELLO SEDE DEL CONSOLATO DEGLI U.S.A.




1866 - SANT' AGNELLO è INDIPENDENTE.


Il primo gennaio del 1866, dopo che il Re Vittorio Emanuele accettò ( 10 dicembre 1865 ) l’ istanza di separazione da Sorrento (* richiesta elaborata dagli avv. Francesco Garofano e Francesco Ambrogi nel 1862), Sant’Agnello iniziò la sua vita di comune autonomo.

Il comune di Sant’Agnello venne diviso in cinque rioni: Angri, Trasaella, Colli di Fontanelle, Maiano e San Giovanni e Paolo ( oggi rione Cappuccini) . I cinque rioni vengono quindi rappresentati nello STEMMA cittadino da una torre (una per rione) incorniciate nel motto : "Post nubila Phœbus" (Dopo le nuvole il sole) ; motto che sta ad indicare proprio la profonda voglia di indipendenza manifestata dai cittadini santanellesi in epoca preunitaria.


                                                              
Il primo consiglio comunale si svolse il 14 maggio del 1866, ed elesse come sindaco il capitano Francesco  Ciampa.


In questi anni a S.Agnello ebbe notevole impulso la produzione degli agrumi , ovunque apprezzati per la loro bontà. Ciò diede ulteriore incremento al commercio marittimo e alla cantieristica, che in quel periodo era dedita soprattutto alla costruzione del BRIGANTINO, un particolare tipo di veliero a tre alberi, ottimo per il commercio , in quanto capiente ed assai veloce.



S.AGNELLO SEDE DEL CONSOLATO DEGLI  U.S.A.

Questa enorme attività commerciale fece nascere a S.Agnello una sede del Consolato degli Stati Uniti d’America, allo scopo di snellire le pratiche burocratiche inerenti l’ esportazione degli agrumi all’estero.

La sede del Consolato, fermamente voluta dal sindaco F.S. Ciampa era ubicata nel fabbricato posto all’angolo tra Via San Sergio e l’ attuale via F.S. Ciampa.




FONTE: SANT’AGNELLO – Origini, luoghi e tradizioni –
di Franco Gargiulo


domenica 22 ottobre 2017

1944: ENZO "ò boxerr" IL SORRENTO'S TIGER che mandava KO gli americani





Nel 1944 a Piano di Sorrento, aprì i battenti in un terreno già adibito alla lavorazione degli agrumi, una pseudo palestra, dove venivano disputati incontri pugilistici clandestini. L' attività di questo centro fu effimera, in quanto, già alla fine di marzo la Polizia inglese provvide a chiuderla e ad arrestare quanti, fra atleti e organizzatori, riuscì ad accalappiare al momento dell' irruzione.

In questa palestra, V.A.  conosciuto in paese come  ENZO "ò boxerr", per alcuni suoi trascorsi nel pugilato,ricorda di esservi entrato per caso una sera di Gennaio mentre con circa cento lire in una tasca e tre sigarette in un altra, era alla disperata ricerca di un business.
A richiamare la sua attenzione, un grosso cartellone riproducente dei pugili in combattimento.
Con le cento lire si pagò l'ingresso ed una  una sedia sgangherata e si propose agli organizzatori come aspirante campione. Detto fatto, fu ingaggiato e ben presto si rese conto del meccanismo che governava quegli incontri, dove enormi pugili di colore, ben intronati dall' alcool da complici "segnorine", venivano massacrati di botte da sfidanti bianchi, nel tripudio di assatanati spettatori. Gli organizzatori, due brutti ceffi, un disertore inglese e un gangster italo-americano di Long Iland, oltre ai proventi degli ingressi e lo spaccio di alcolici e "segnorine" , lucravano sulle scommesse che riuscivano a combinare fra quella turba vociante di soldati ubriachi.
La sua assunzione, fu favorita dalla difficoltà nel reperire pugili bianchi disponibili a volare oltre le corde, quando il pugile di colore non era stato ben "ubriacato"; il nostro Enzo però sapeva il fatto suo ed in breve tempo racimolò diverse borse, che, anche se tosate dai suoi datori di lavoro, costituivano comunque un buon introito, ed inoltre per i suoi colpi sul ring si guadagnò ben presto l'appellativo di "SORRENTO'S TIGER". Quando poi a marzo la MILITAR POLICE fece irruzione, Enzo sfuggì alla cattura grazie alla soffiata di un un compare inserito nella TOWN MAYOR di SORRENTO.

FONTE:
SORRENTO DALL' IMPERO ALLA REPUBBLICA
di G.ACAMPORA

LA NOTTE DELLE SETTE STREGHE:"Ralle, ralle, mastu Giuseppe, invece e' seje simme sette"




Diverso tempo fa  a Meta di Sorrento vi viveva un giovane pescatore di nome Franco, conosciuto da tutti affettuosamente come Ciccio. Moro, piccolo di statura, non bellissimo ma molto simpatico. Spesso girava di casa in casa a cantare e non vi era festa alla quale non prendesse parte. Faceva il pescatore e, munito della sua barca di mogano, si recava ogni mattina all'alba a lavorare.

Giunta la sera, riportava a riva la barca, la ricopriva e, fischiettando, tornava a casa. Una mattina andò alla spiaggia di Alimuri, dove la sera prima aveva posato la barca, ma con grande stupore non la trovò. Girò in lungo e in largo, salvo poi ritrovarla finalmente a circa 200 metri di distanza dal luogo in cui l'aveva lasciata la sera precedente.

Lì per lì pensò che si fosse trattato dello scherzo di qualche buontempone. Ma il fatto accadde ancora per tre giorni consecutivi. Franco pensò quindi di acciuffare il burlone che ogni notte, a sua insaputa, utilizzava la sua imbarcazione. Una sera decise così di nascondersi proprio sotto la sua barca. Era una notte buia e fitta. Il cielo era cosparso di stelle splendenti nella volta celeste. I versi di una civetta a fare da sfondo. Il rumore del mare che riempiva l'aria. Tutt'intorno un silenzio di tomba e un'aria spettrale. La notte trascorreva lentamente. A mezzanotte, scoccati i rintocchi della piccola cappella di Santa Lucia, si udirono dei rumori. Franco vide sette ombre in lontananza.

Strane figure che parevano tanto appartenere alle cosiddette janare, ovvero quelle streghe alle quali in paese nessuno aveva mai voluto dar credito. Un brivido di paura scosse il corpo del pescatore, che iniziò quindi a sudare rannicchiandosi impaurito sotto la sua barca. Come le streghe si avvicinarono, ebbe modo di osservarle da vicino. Erano vestite con sottane bianche lunghe fino alle caviglie, unghie altrettanto lunghe e capelli spettinati.

La capo-strega, la più brutta di tutte, una volta salita sulla barca, impartì l'ordine di partire: "Ralle, ralle, mastu Giuseppe, invece e' seje simme sette". Ma la barca non si spostava, dato che soltanto un numero dispari di persone imbarcate su di essa riusciva a farla muovere: erano invece in otto, considerando anche Franco lì sotto nascosto. Una delle streghe però se ne accorse, riferendolo alla capo-strega.

Indignata per l'osservazione, quest'ultima ribadì il fatto che fossero in sette. Ma la strega volle insistere, mostrandole persino il nascondiglio in cui si era rifugiato Franco. Scoperto, il povero pescatore fu pestato a sangue coi remi della barca; le botte furono talmente dure da lasciarlo storpio.

Abbandonato dalle sghignazzanti streghe sulla spiaggia, Franco le vide volare letteralmente via con la sua barca. Il giorno dopo, un amico lo ritrovò su quella spiaggia quasi senza vita. Lo caricò così su un carretto, lo riportò immediatamente a casa e lo mise a letto.

Col passare del tempo, Franco confidò all'amico l'increscioso accaduto. Ma quando gli abitanti del paese lo vennero a sapere, vi risero sopra. Nonostante la generale incredulità, Franco riuscì a dimostrare a tutti come il fatto fosse realmente accaduto, mostrando loro infatti un ramo di palma trovato sulla barca. Da allora in poi, la gente lo chiamò "Ciccio 'o stuorto".




FONTE: STORIE E LEGGENDE

venerdì 20 ottobre 2017

PACCHISEO IL BANDITO DI PRIORA

"Sì passi p'a Reggiuvia e nun si arrubbato, Pacchiseo o è muorto o è carcerato".


(...) I contadini di Priora erano soliti trasportare a Sorrento i prodotti della campagna (olio, frutta e vino), servendosi della antica stradina (attuale Via Fregonito), che partendo dalla Chiesetta di Santa Maria del  Toro alla Crocevia, giunge fino all' attuale Casa di Riposo per anziani "Soggiorno Sant'Antonio".
Arrivati a Sorrento, i contadini vendevano i loro prodotti a clienti abituali, ricavandone quel magro guadagno, indispensabile alla sopravvivenza quotidiana delle numerose famiglie dell' epoca.
Lungo il percorso per Sorrento, a poca distanza dal sito in cui sorge l'attuale Cappellina dell'Addolorata, e precisamente nel luogo detto Pizzetiello, si posizionavano, durante le ore del giorno di maggiore transito lungo i ripidi gradini che ancora oggi caratterizzano l' antica stradina, due individui, armati di tutto punto, i quali dopo aver scrutato per bene, ad uno ad uno, i contadini di Priora, si facevano consegnare parte del denaro ricavato dalle vendite a Sorrento.

Tanto era diffuso il fenomeno, che gli abitanti del casale sorrentino coniarono il detto, ancora conosciuto da qualche anziano:

"Sì passi p'a Reggiuvia e nun si arrubbato, Pacchiseo o è muorto o è carcerato".




Con il nomignolo Pacchiseo si indicava probabilmente uno dei due malviventi presenti lungo Via Fregonito. 
Le estorsioni ai danni dei contadini del borgo rappresentavano una triste realtà ancora nel primo decennio del Novecento, quando giunse a Priora il giovane parroco Angelo Montorsi.

Questi si scagliò con vigore, contro la piaga che affliggeva i suoi parrocchiani.
Dapprima, quindi, li esortò a rifiutarsi di versare parte dei loro magri guadagni ai malviventi e poi affrontò personalmente i due banditi, minacciando di denunciarli alla Stazione dei Carabinieri di Sorrento. L'azione di Don Angelo Montorsi, sortì l' effetto sperato, e da allora nessuno dei suoi parrocchiani fu più costretto a subire alcuna forma di prepotenza ai danni di Pacchiseo e del suo compare.

_LA PARROCCHIA DI SANT'ATANASIO VESCOVO
Tra storia, immagini e documenti
Di Marco Mantegna

http://scaccialazanzara.blogspot.it
Chiesetta di Santa Maria del  Toro alla Crocevia

28 LUGLIO 1943: ROBERTO PANE E L'ASSALTO AL PALAZZO DEL FASCIO DI SORRENTO.

28 LUGLIO 1943: ROBERTO PANE GUIDA L'ASSALTO AL PALAZZO DEL FASCIO DI SORRENTO. E IL BUSTO DEL DUCE VOLA DALLA FINESTRA.




Alle 22 e 45 del 25 Luglio del 1943, l' EIAR interruppe bruscamente le trasmissioni per la lettura del seguente comunicato STRAORDINARIO:

" Sua Maestà il Re e Imperatore ha accettato le dimissioni di Capo del Governo, Primo Ministro, Benito Mussolini e ha nominato Capo del Governo, Primo Ministro, Pietro Badoglio."

Udita alla radio questa notizia, i bravi sorrentini, esultanti per la lieta novella, organizzarono delle manifestazioni antifasciste. Già nelle prime ore del '26 , Piazza Tasso, a Sorrento e quella del Municipio a Sant'Agnello, sede del Podestà dei quattro comuni, allora unificati, furono invase da persone che osannavano il Re e Badoglio per la cacciata del tiranno e per quella che si pensava potesse essere l'imminente fine della guerra. Vi furono tumulti con feriti ed alcuni arresti di cui diedero notizia i giorni successivi, i quotidiani che parlarono di: VIOLENTI TUMULTI SCOPPIATI A SORRENTO.
Notizia sorprendente, ora per allora, se si considera la proverbiale ritrosia dei nostri conterranei a pubbliche manifestazioni di dissenso; a spronarli verso tali cimenti, era stato un personaggio di grande carisma il professor ROBERTO PANE, artista e uomo di cultura, allora direttore dell' Istituto d'arte di Sorrento. Costui, per aver guidato la manifestazione antifascista venne incarcerato dai Reali Carabinieri e, per la sua liberazione, si rese necessario un intervento di Benedetto Croce cosi' riportato nel suo diario:

"Sono andato da Tenente qui Comandante dei Carabinieri per far lasciare Roberto Pane, arrestato con altri per aver partecipato all'assalto del Palazzo del fascio di Sorrento, e ho avuto assicurazioni sul suo rilascio."

Sul coinvolgimento di Roberto Pane nelle manifestazioni antifasciste troviamo conferma anche in quanto riportato dal Cortesi:

"Il comandante della tenenza dei Reali Carabinieri di Sorrento, in data 28 Luglio 1943, segnalava al Ministro degli Interni, l' arresto di ROBERTO PANE e G.FIORENTINO, per l'assalto
al Circolo Professionisti e Artisti e al Palazzo del Fascio di Sorrento. Nello stesso giorno per l'assalto alla sede del fascio di Sant'Agnello vennero fermati S.GEMMA e F.FERRARO."

In rapporto allo stesso episodio, l' inedito diario di A.B. (fascista) riporta queste annotazioni conclusive:

"Stamatina (...) ho trovato a Nilluccio che mi ha raccontato come a Sorrento è stata devastata la Casa del fascio, che si trova nel palazzetto al fianco alla Chiesa del Carmine. Mi ha detto che è stata una cosa vergognosa buttare dalla finestra della sala delle adunate, il busto del Duce: ed è un peccato che quest'opera d'arte sia andata distrutta. Era un capolavoro del Prof. Egidio Carnera di Sequals, cugino di Primo, il campione mondiale di pugilato, che da anni è maestro di scultura alla scuola d'arte di Sorrento. Pare che a fomentare i disordini sia, stato proprio il direttore della scuola, comunista sfegatato che i Carabinieri hanno poi arrestato."


FONTE:

SORRENTO '43
di GOFFREDO ACAMPORA.

http://scaccialazanzara.blogspot.it

DE MARTINO : IL PRIMO ULTRAS A SORRENTO.

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DE MARTINO : IL PRIMO ULTRAS A SORRENTO.
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Quando a Sorrento la prima squadra cittadina era la NAZARIO SAURO 1929, le partite si giocavano (come scritto in precedenza ) nella Piazza "STADIO" DI PARSANO. Le trasferte erano spesso dei derby infuocati a Vico Equense, Pimonte, Gragnano, Castellamare, Lettere, Sant'Antonio Abate, Napoli, Scafati e Amalfi.
Tra i tifosi più accesi, viene tuttora ricordato Michele De Martino titolare di una famosa pasticceria in Piazza Tasso nei locali dell' attuale Bar Syrenuse, che divenne ben presto il ritrovo di tutti i tifosi di Sorrento.
DE MARTINO è passato alla storia come inguaribile guerrafondaio da marcare stretto per evitare grane con i tifosi avversari. Egli era un pezzo d'uomo, gli bastava allargare le braccie per mandare al tappeto un paio di persone. Infatti, i sorrentini, in occasione delle partite in trasferta, si raccoglievano tutti attorno a Don Michele, sicuri di tornare a casa senza prendere "mazzate". A rischiare molto di più erano i tifosi avversari.


*IL CALCIO A SORRENTO
SETTANT'ANNI DI STORIA
DI Antonino Siniscalchi e Gianni Siniscalchi
scaccialazanzara.blogspot.it