lunedì 12 novembre 2018

RAMMAGLI, RAMMAGLIETTI, CASTAGNA E CASTAGNOLA.



IL VARO DI UNA NAVE ALLA MARINA DI META.





IL PRIMO RAMMAGLIO. 

Quando i carpentieri finivano di cingere di tavole lo scafo e il guscio del bastimento, si organizzava una festa: gli operai con un pezzo di legno realizzavano ( alla buona) il modellino della nave, modellino che provvedevano poi ad adornare con una ghirlanda di rammaglietti

(ossia dei mazzetti di fiori ) per portarlo in dono all’armatore che aveva commissionato l’imbarcazione.

Con il modellino in spalla, a mo di processione, tutte le maestranze si recavano sotto l’abitazione dell’ armatore, che li riceveva nel salotto di casa.



Qui i capi mastri gli mostravano la copia del bastimento, e in segno di buon auspicio gli regalavano un rammaglietto, in cambio ne ricevevano una somma di denaro più o meno consistente, somma che veniva lasciata in una fessura del modellino. Oltre ai soldi l’ armatore di solito regalava ai suoi operai anche prosciutto, caciocavalli, vino, e le sfogliatelle delle monache di CARUOTTO .



IL SECONDO RAMMAGLIO.


Quando il calafataggio (* operazione consistente nello stoppare le connessure del bastimento, impregnandole di pece e sego liquefatti per renderle impermeabili all’acqua) terminava le maestranze cingevano un pezzo di stoffa incatramato con dei fiori ( il secondo rammaglio) dopodiché appena alzate le ruote del bastimento,  giù alla marina si organizzava un'altra festicciola.





IL GIORNO DEL VARO.

Quando arrivava il giorno del varo il capomastro si avvicinava alla ruota di poppa, e lo benediceva
dicendo:

“ ‘Nomme d’’o Patre, d’ ‘o Figlio e d’ ‘o Spiritosanto. Beneritto Dio, ch’ ha miso ‘ncapo ò Capitano ‘e fà ‘stu bastemiento. I’ benerico chella primma, ch’ è benuto o’ legnammo ‘nterra a marina. I benerico ‘ngrolia ‘o punto, quanno avimmo miso tutt’ ‘o cuorpo dinto, Benemerito ‘ngrolia e ‘o punto, quanno avimmo aizata ‘a primma centa….” 
 E così in successione per tutte le parti della nave fino ad arrivare alla frase conclusiva con cui si chiudeva la benedizione: 

“ Puozze i’a levante e ‘a mezojuorno, e ‘a tramuntana, e puozze passare tutte le descrazie; e l’ urtema fosse chesta ccà ".







Dopo le benedizioni del capomastro, vi erano anche quelle del sacerdote, che assegnava a mo’ di battesimo anche il nome alla nave stessa, che di solito derivava o da quello di una persona prediletta o dal cognome di chi si era economicamente più esposto alla costruzione della nave: A’ Cafiero, la Ciampa Emilia etc.

Prima che lo scafo entrava in acqua, nel momento in cui veniva recisa l’ ultima trinche (*cavo) gli operai gridavano:

“Fuori castagna!” 
(*la castagna e la castagnola sono due pezzi di legno che servono a mantenere ferma la nave durante il varo.)

a questa frase il costruttore rispondeva:

“ ‘O masto ha perduto ‘a cuccagna.”

Quando la nave era finalmente in mare, tra i presenti iniziava la gara per accaparrarsi il cappello dell’armatore e del capitano. Chi vi riusciva si presentava poi ai rispettivi possessori per restituire il cappello ricevendo in cambio un regalo.



pM

FONTE:

LE VOCI DEL MARE di Roberto Vittorio Romano