venerdì 23 febbraio 2018

1943, SANT'AGNELLO E I LOCALI DI DIVERTIMENTO PER I SOLDATI.




Nel 1943 a Sant’Agnello aprirono velocemente una ventina di locali destinati a soddisfare le esigenze di alcool e “segnurine” dei giovani soldati inglesi e americani, i quali spesso si godevano in Penisola sorrentina i giorni di licenza dall’ inferno della Linea Invernale.
Questi locali si trovavano generalmente lungo il Corso Italia:
il PICCADILLY al no.30
il BRISTOL al no. 46
il WASHINGTON al no.50
l’ INTERNATIONAL BAR ai numeri 72/74.

Quando scoppiavano risse tra malfattori locali e soldati ubriachi, gli arrestati venivano portati dalla MILITARY POLICE in un garage davanti alla VILLA DORA al no. 49  di Via Crawford oppure a Villa Sabelli al no. 13 di Via Monsignor Gargiulo.
In una bettola, invece, in Via Grottola, a Piano di Sorrento,   dove si svolgevano incontri clandestini di pugilato successero due risse sanguinose: il bilancio fu di un morto e diversi feriti.


FONTE : SIMON POCOCK – CAMPANIA 1943

venerdì 16 febbraio 2018

TOMMASO ANELLO, Il Sorrentino che sfidò l’Inquisizione.


TOMMASO ANELLO, Il Sorrentino che sfidò l’Inquisizione.
“Ai popolani di Napoli che nelle tre oneste giornate del luglio MDXLVII, laceri, male armati e soli d’Italia francamente pugnando nelle vie, dalle case contro le migliori armate d’Europa tennero da sé lontano l’obbrobrio della Inquisizione Spagnola imposta da un imperatore fiammingo e da un papa italiano e provarono anche una volta che il servaggio è male volontario di popolo ed è colpa dei servi più che dé padroni“

La storia di Napoli è piena di episodi di rivolta e ribellione contro poteri autoritari che troppo spesso amministravano senza dare ascolto al popolo. L’icona della risposta popolare ai soprusi del potere è Masaniello (Tommaso Aniello d’Amalfi), che nel 1647 con la sua banda di “alarbi” organizzò una rivolta contro le nuove imposte che il duca d’Arcos, il viceré del tempo, istituì sulla frutta, alimento fondamentale nella scarsa dieta del popolo basso. La storia ci spiega come nacque e morì il brevissimo “regno” di Masaniello.

 Poco, invece, si è scritto riguardo la vicenda di un altro rivoluzionario ante-litteram; esattamente cento anni prima della rivolta capeggiata da Masaniello, un ufficiale municipale sorrentino, Tommaso Anello, simbolo della ribellione ai soprusi della chiesa e del occupatore spagnolo


Nel 1547 il viceré don Pedro Alvarez de Toledo, famoso per notevoli modifiche all’urbanistica della città (costruzione di Via Toledo e dei quartieri Spagnoli, pavimentazione delle principali strade cittadine), decise di introdurre l’Inquisizione “alla maniera spagnola”, un’esasperazione delle sanzioni normalmente inflitte dal Santo Ufficio. Le nuove regole morali e religiose furono affisse alle porte del Duomo il 12 maggio, ma Tommaso  Anello o Aniello di Sorrento,  ( che lo storico Baldacchini identifica invece con il nome di Tommaso Agnello della costa sorrentina) a capo di una rivolta contraria alle nuove norme, stracciò e buttò via l'editto davanti a una folla di popolani. Nel giro di pochissimo tempo fu arrestato, ma la rivolta invece di placarsi andò crescendo grazie all’aiuto di varie personalità di spicco del tempo, Cesare Mormile, Giovanni di Sessa e Ferrante Carafa che spartirono in tre bande il popolo affinché si dividesse alla ricerca del reggente.

 I rivoltosi lo trovarono nella zona di Santa Chiara e dopo averlo accerchiato lo indussero a revocare l’arresto di Anello. Intanto in altre parti della città avvennero vere e proprie battaglie fra gli alabardieri spagnoli e il popolo in armi richiamato dal suono di allarme delle campane di San Lorenzo.

 Gli animi si placarono solo dopo la diffusione della notizia della scarcerazione del capopopolo. All’uscita del carcere della Vicaria, Anello fu caricato in groppa a un cavallo e portato in corteo per tutta la città, che acclamò il simbolo della ribellione ai soprusi della chiesa e del occupatore spagnolo.
TRIBUNALE DELLA VICARIA (NAPOLI)

 Il 17 maggio l’eletto Domenico Terracina, in precedenza in accordo col viceré riguardo l’introduzione della nuova forma di Inquisizione, decise di fare marcia indietro e dichiarò di essere addirittura risoluto a combatterla. La ribellione del maggio 1547, divenne nella sua breve evoluzione, un moto indipendentista e si protrasse fra alterne vicende fino in Agosto, quando le truppe spagnole riuscirono ad avere sotto controllo l’intera città. Il bilancio dei tumulti fu di 600 morti e 112 feriti di parte spagnola e 200 morti e 100 feriti di parte napoletana, in più molti palazzi furono dati alle fiamme, compresa Rua Catalana, quartier generale delle truppe spagnole. La rivolta di Tommaso Anello riuscì a posticipare di sei anni l’entrata in vigore dell’Inquisizione, il primo autodafé, infatti, si svolse nel 1553 dinanzi al duomo senza alcuna protesta quando il viceré don Pedro era già morto da un anno.

 Pierpaolo De Pasquale

venerdì 9 febbraio 2018

GENNARO RAMBONE e la FAVOLOSA STAGIONE DEL 1968/69

GENNARO RAMBONE L’ HELENIO HERRERA DEL SORRENTO.




- DAL LIBRO :
IL CALCIO A SORRENTO settant'anni di storia
di Antonino e Gianni Siniscalchi.

FOTO : http://tuttoilsorrento.altervista.org 


Il 1967 è l’ anno dell’ ingresso ufficiale della famiglia Lauro nel Sorrento Calcio.
Dopo un anno di assestamento, in cui non vennero raggiunti i risultati prefissati, nella stagione calcistica 1967/68,
Achille Lauro decise di effettuare una profonda rivoluzione nell’ organigramma societario e  affidò ad Andrea Torino, un manager serio e capace, il compito di costruire un Sorrento all’altezza delle aspettative della piazza.
Il dottor Torino rivoltò completamente la rosa rossonera, portando in prima squadra diversi ragazzi locali, tra i quali si misero in evidenza : il portiere Pane, il mediano De Vita e il terzino  Nino Fiorile
( destinato quest’ultimo a diventare uno degli idoli del Campo Italia).
Ma per tutti il vero capolavoro di Torino fu quello di affidare la panchina a Gennaro Rambone, ex ala destra del Napoli.
Rambone piacque subito ai tifosi per le sue caratteristiche di SERGENTE DI FERRO, era un “martello” che perseguitava letteralmente i calciatori. Se fino ad allora il calcio sorrentino era stato avventuroso , la situazione cambiò dalla notte al giorno. Stipendi premi e duri allenamenti, cominciò quindi anche in Costiera grazie al duo Torino – Rambone l’ era del professionismo.
L’ allenatore napoletano ( era nato nel quartiere Sanità) per la sua mentalità vincente e per il rigore con cui dirigeva la squadra, venne subito ribattezzato l’ Herrera del Vesuvio ( il pluridecorato allenatore della Grande Inter di quegli anni).
Don Gennaro pretendeva massima professionalità dai suoi calciatori sia in campo che fuori. Sono rimaste memorabili le “ronde” di Rambone, che in veste di sergente faceva su e giù per le strade di Sorrento per controllare i suoi calciatori.
Ai tifosi capitava spesso di divertirsi a raccontare che, di sera, Rambone aveva “acchiappato” e pesantemente redarguito questo o quel calciatore mentre era impegnato ad inseguire “gonnelle” o anche semplicemente a passeggiare 
( fuori orario) con la propria fidanzata. Ovviamente tutti i calciatori colti in  flagrante venivano rispediti a letto con tanto di ceffone.
Non c’ era scampo bisognava rigare dritto, Rambone teneva i giocatori  sotto pressione, li faceva rimanere in campo ad allenarsi per ore e ore, e spesso a fine allenamento li invitava a rimettere in sesto le buche del Campo Italia.

“ Non ho fatto il servizio militare – raccontò Nino Fiorile – ma con mister Rambone è stato peggio. Mi vietava anche di salutare mia moglie per strada. Una volta lo feci, mi appioppò una multa di 60mila lire, ed era l’ epoca in cui prendevo 130mila lire di stipendio”.
    Il mister era un tipo sbrigativo e non amava molto discutere, eppure da quando si era seduto sulla panchina rossonera, la squadra volava occupando sempre posizioni di vertice. E così battendo per 1-a-0 (con rete di Forzelin ) nello spareggio
giocato al Signorini di Barra la squadra del VOMERO , il Sorrento venne promosso in SERIE D.
La stagione calcistica 1968/69 dopo un inizio tribolato , in cui due sconfitte consecutive avevano fatto ventilare l’ ipotesi dell’ esonero di  Rambone , ipotesi subito smentite da Torino in un intervista al Mattino:
 Voglio sciogliere ogni riserbo: il maestro è uno dei migliori, Gennaro Rambone è e rimane , il tecnico di fiducia del Sorrento”.
Dopo la confermata  fiducia all’ allenatore, il Sorrento si risollevò e cominciò una lunga serie di vittorie; ma era destino che quella dovesse essere un’ annata in cui si sarebbe giunti alla meta tra tanti tormenti.
Cominciarono infatti per la famiglia Lauro i seri grattacapi legati alle disavventure  economiche del figlio del Comandante, Gioacchino. Il 30 novembre ’68 la Banca della provincia di Napoli presentò nei suoi confronti un istanza di fallimento per un debito di 25 milioni di lire, mentre saltarono fuori anche  7 miliardi di cambiali firmate da Gioacchino l’ anno prima. Gioacchino che all’ epoca dei fatti era sia deputo e anche Sindaco di Sorrento era noto ovunque per la sua generosità , ma la mole dei debiti accumulati in così poco tempo, dimostrarono che negli ultimi mesi, era finito nella morsa di persone spregiudicate e senza scrupoli, pronte a speculare sulle sue smanie affaristiche. Sconcertante l’ acquisto di 750 milioni di polli in Romagna e che, alla luce di un sommario sopralluogo, risultasse la presenza sul posto di un pollaio e quattro galline.
Achille Lauro capì che doveva reagire con polso davanti a quella valanga di debiti. Il Comandante spiegò in un intervista a “GENTE” l’ intera vicenda di quelle cambiali firmate dal figlio; promise che avrebbe pagato le banche, ma avvertì il resto dei creditori definiti “privati di dubbia fede” : potevano riprendersi terreni, palazzi ed aziende che avevano venduto a Gioacchino a prezzi stratosferici , “sicuri e tranquilli che non avrebbero visto una lira”. E il Comandante fu di parola. Purtroppo Gioacchino venne interdetto , su richiesta del padre e dei fratelli, ad occuparsi di tutte le attività di famiglia.
I primi di marzo del 1969, gli operai della Metalform di Bergamo, assistiti dall’ ufficiale giudiziario, piombarono una mattina al Campo Italia, per smontare e riportare via le due tribunette prefabbricate. Quelle ordinate da Gioacchino durante la sua breve presidenza, erano stati pagati soltanto tre rispetto ai trenta milioni pattuiti. E così, sotto gli occhi di decine di tifosi, gli operai fecero sparire in un batter d’ occhio i posti dietro le due porte dove la domenica seguivano la squadra.
Subito dopo come se già non bastassero tutte le vicende extracalcistiche accadute, a minare ulteriormente la serenità del gruppo rossonero ci pensò la storiella delle “ Marie del Sorrento” , che rischiò di causare le dimissioni  di Rambone, storiella documentata dal periodico “La Voce della Provincia” di Torre Annunziata.

Protagonista della polemica fu l’ala sinistra VIT.
Mentre la squadra era in ritiro, Rambone raccolse casualmente la telefonata di una spasimante di Renzo Vit. La ragazza chiedeva di parlare con il suo moroso, Rambone finse di essere il portiere dell’ albergo, entrò in confidenza, e dopo essersi fatto raccontare anche i particolari più intimi , si presentò e disse : “ Signorina non chiami più”.
Appena seppe dell’ episodio Vit si infuriò e allora Il dottor Torino invitò mister Rambone ad essere meno assillante e appioppò allo stesso calciatore 150 mila lire di multa.
Rambone, offeso, preparò la valigia. La squadra andò a giocare senza di lui a Benevento e vinse 2 a 0, come per far capire che del mister si poteva fare a meno. Polemiche e crisi tecniche vennero spazzate via da una perentoria convocazione del Comandante presso la flotta Lauro. Un intervento all’antica :
“ Rambone è l’ allenatore, i giocatori devono rigare dritto e, per chi non sta bene la minestra la porta è aperta. ”
Dopo un marzo difficile, in cui il Sorrento vide salire il distacco dalla Turris capolista a ben sette punti, i rossoneri infilarono un filotto di sette vittorie e tre pareggi che li permise di riagguantare proprio i corallini.
Quasi drammatica fu proprio l’ultima partita al Campo Italia contro l’Angri. Alla fine del primo tempo il risultato era ancora fermo sullo 0 a 0. Si giocava in un clima di guerriglia e l’ ala destra Canzian, un ragazzone veneto dal fisico bestiale, non beccò un solo pallone; era spaventato dalle minacce degli avversari e dalla paura di rimetterci le gambe, ma diventerà lui il match-winner.
Il segreto? Durante l’ intervallo Canzian si ritrovò spalla al muro dello spogliatoi. Rambone gli si parò davanti, lo rimproverò fino alle offese più pesanti, e gli rifilò due schiaffi. Nessuno fiatò, tutti zitti, mentre Rambone urlò per almeno dieci minuti. Nella ripresa Canzian fece i due gol della vittoria, prima di essere espulso per eccesso di grinta.
E, grazie a questa vittoria il Sorrento raggiunse in classifica la Turris fermata sull’ 1 a 1 dalla Juve Stabia.
Canzian Roweno

Quindi le due squadre si giocarono la PROMOZIONE nello spareggio allo stadio Flaminio di Roma.


2- GIUGNO 1969 :
SORRENTO – TURRIS una partita che è diventata mito anche per chi non la vide.
 
Roma, Stadio Flaminio, 2 giugno1969. Spareggio per la  promozione in C. Sorrento-Turris 1-0. In piedi da sinistra: Fernando Ascatigno, Davide Biasini, Pietro Sani, Pasquale Di Leo, Antonio Gridelli, Edmondo Lorenzini. Accosciati: Giuseppe Nazzi, Roberto Forzelin, Nino Fiorile, Renzo Vit, Antonio Furlan.
Il sogno della serie C da conquistare portò al FLAMINIO un migliaio di sorrentini, e forse tremila torresi. Rambone schierò l’ undici tipico: Gridelli (in porta) poi Nazzi, Fiorile, Basini, Sani, Lorenzini, Canzian, Forzelin, Ascatigno, Furlan e Vit.
 Lo 0 a 0 del primo tempo venne schiodato  soltanto a metà ripresa da un gol da “quaranta metri” da Pietro Sani, stopper del Sorrento.
I corallini non riuscirono a pareggiare e al triplice fischio dell’arbitro i sorrentini festeggiarono la meritata promozione.
PIETRO SANI

Questa promozione in serie C è stata una delle più belle della storia del Sorrento, e uno dei protagonisti principali è stato sicuramente il suo allenatore: GENNARO RAMBONE,

l’ HELENIO HERRERA della COSTIERA.