giovedì 30 agosto 2018

SANTA MARIA DEL CASTELLO



In passato per sfuggire agli attacchi dei turchi e alle pestilenze, da Sorrento le persone si rifugiavano fin sopra a Santa Maria del Castello.

Oggi da Sorrento si giunge fin quassù per scappare dal caos e dal traffico cittadino.


giovedì 16 agosto 2018

LA TRANQUILLITA' DEL GIGANTE BUONO

“E pure (chi il crederebbe?) con tanti favori di che natura è stata a questi luoghi benigna, essi sono abbandonati da’ cittadini, non corteggiati da’ forestieri! Ma un giorno forse, e non è lontano, quando le noie della città non ci faranno più salvi in Castellammare o in Sorrento, noi ripareremo ne’ mesi estivi in questi monti amenissimi.” 

(Achille Gigante, Viaggio da Napoli a 
Castellammare, 1845)


PIANO DI SORRENTO E IL PALAZZO DEL BRIGANTE




Passando per la Via Savino a Piano di Sorrento, al civico 15, quasi accanto alla villa del Principe di Fondi, si può osservare un palazzo che fino a qualche tempo fa era conosciuto come il PALAZZO DEL BRIGANTE.
Esso apparteneva a LITTIERO RICCIARDI, uno dei capitani e armatori più conosciuti ai tempi dei Borboni. Nel giardino  di questo palazzo "leggenda" vuole che  per volere di Ricciardi vi sia la riproduzione di una grotta calabrese, dove c'è la statua di un brigante calabrese scolpito "con la pipa in bocca ed un fucile a trombone fra le gambe."


LA STORIA DEL BRIGANTE

Verso la fine del 1860 quando le truppe garibaldine stavano per piegare le ultime resistenze dell’ esercito borbonico, capitan RICCIARDI,  fu chiamato in gran segreto all’Arsenale di Napoli e qui gli venne comunicato che doveva portare in salvo a Malta il tesoro di FRANCISCHIELLO.
Caricati sulla  sua nave “IL SORRENTINO”, i bauli colmi di monete d’oro e d’argento, capitan Ricciardi raggiunse non senza difficoltà il porto de LA VALLETTA. Qui nonostante le reticenze del figlio Antonino che voleva trattenere per se parte del baule e nonostante la notizia ormai diffusa che Francesco II era scappato e che Garibaldi aveva invaso Napoli, Riccardi mantenendo fede alla parola data, consegnò nelle mani di un incaricato del Re delle Due Sicilie l’intero tesoro.

Ritornato a Piano il comandante non rivelò mai i motivi della sua missione tuttavia a ricordo della grande impresa di cui era stato protagonista e per sfregio al governo piemontese volle farsi costruire nel giardino di casa ( a Via Savino) una statua che rappresentasse uno dei simboli della resistenza del Sud, un brigante calabrese "con la pipa in bocca e il fucile a trombone tra le gambe". Ora non so quanto sia attendibile e realmente accaduta questa storia che ho letto nell' Antologia LE VOCI DEL  MARE ma mi piace credere che lo sia.

pM

FONTI:

-LE VOCI DEL MARE di R.V. ROMANO

-“Come un Sorrentino salvò il tesoro del Re di Napoli” di A.F. GUIDI articolo pubblicato in IL CORRIERE D’AMERICA, New York, 17 dicembre 1933.