mercoledì 9 maggio 2018

CAPITAN CICCILLONE, I PIRATI e IL MIRACOLO DELLO SCUTOLO




LA STORIA DELLA NAVE SCUTOLO

La nave SCUTOLO  era un brigantino a palo, di 482 tonnellate di stazza lorda, costruito sulla spiaggia di ALIMURI (Meta) e varato nel 1876.

Il 15 marzo del 1893 ne assunse il comando il capitano metese: Francesco Starita – detto Ciccillone – che come vedremo in seguito diventerà il protagonista della nostra storia.

Il 25 ottobre del 1894, lo SCUTOLO proveniva dal porto di FILADELFIA negli Stati Uniti, con un carico di merci varie e di petrolio illuminante conservato in latte di lamiere di ferro (le stagnere), ciascuna della capacità di 19 litri.

Dopo aver fatto scalo a Bilbao, per sbarcare parte del carico, la nave si diresse verso il Mediterraneo per raggiungere il porto di Napoli.
Non appena superato lo stretto di Gibilterra, mentre navigava a Nord del Marocco, lo SCUTOLO entrò in una zona di completa bonaccia lungo la costa di RIF (che in arabo significa orlo).
Lo Scutolo vista l’assenza di vento fu costretto ad ancorarsi in una baia del RIF, e il comandante Starita fece calare un battello  e con un marinaio si mise a pescare per procurare i viveri al suo equipaggio.
Ad un tratto il comandante si accorse che alcune imbarcazioni si stavano avvicinando minacciosamente alla SCUTOLO, ed essendo quella una zona abitata dai predoni berberi , preoccupato fece subito ritorno a bordo.
Ben presto i sospetti del comandante si rivelarono purtroppo fondati, sulle barche vi erano numerosi brutti ceffi  armati di tutto punto, che appena poterono scaricarono una raffica di fucilate sulla sua nave.
Resosi conto che la situazione era disperata, e per evitare una carneficina,Ciccillone diede ordine di far ammainare la scala reale e si profuse in saluti amichevoli verso gli assalitori.
Più di 75 predoni salirono sullo SCUTOLO e iniziarono a frugare dappertutto, distruggendo tutto quello che trovavano nelle cabine.
Fortunatamente nessun uomo dell’ equipaggio venne toccato, tranne il comandante che subì un violento colpo alla caviglia, ma trauma a parte Ciccillone continuò a prodigarsi per dimostrare il suo spirito di cooperazione, aprì i boccaporti delle stive, indicò come operare per lo sbarco merci predate e donò al loro capo, un vecchio marocchino, la sua fede nuziale.
Mentre una parte dei predoni trasportava la refurtiva a terra, sullo SCUTOLO rimase una nutrita schiera di persone armate. Ma, con l’ andare del tempo (quando rilevarono che l’equipaggio non aveva intenzioni ostili ) verso sera per velocizzare le operazioni di scarico, fecero rimanere a bordo soltanto una persona  di vigilanza.
A questo punto, mentre tutte le barche dei predoni erano nella baia, si levò una leggera brezza da terra. Il capitano STARITA la notò immediatamente,  e con un balzo si recò a poppa e scaraventò in mare l’ uomo di guardia, poi corse subito a prora per smanigliare l’ancora e filarsela, chiamò l’equipaggio a posto di manovra e fece mollare le vele.
Nel frattempo la brezza si rinforzò miracolosamente, le vele cominciarono a gonfiarsi e lo SCUTOLO si mosse ad andatura sempre più sostenuta.  I predoni resosi conto che la nave stava scappando provarono ad inseguirla, ma sia la velocità che stava assumendo, sia il buio che stava calando li dissuase a proseguire.
 Lo SCUTOLO era salvo assieme al suo equipaggio ed a buona parte del carico, ma non disponeva più della bussola ed era sprovvisto di viveri e di tutte le attrezzature nautiche.
Dopo due giorni di navigazione in cui i marinai riuscirono a mangiare solo del granturco, lo SCUTOLO  giunse a CADICE ( sulla costa atlantica meridionale della Spagna) dove vi era una squadra della Marina militare italiana.
Il comandante italiano Paolo Thaon di Revel, di stazionamento a CADICE condusse un inchiesta su quanto accaduto e il governo spagnolo provvide al risarcimento dei danni inferti alla nave dai marocchini che all’ epoca dei fatti erano sudditi di Madrid, la marineria di CADICE inoltre fornì le attrezzature necessarie per riprendere la navigazione. Una volta rientrati nel porto di Napoli l’assicurazione provvide a rimborsare tutti i danni subiti ed infine i noleggiatori non mancarono di elargire una cospicua somma quale premio per aver portato in salvo quasi l’intero carico. Poiché in effetti le perdite erano state modeste, e la nave a parte qualche fucilata che ne aveva scheggiato lo scafo e i danni  alle cabine, era in buone condizioni e soprattutto l’intero equipaggio incolume, il Capitano Starita non esitava ad affermare che:
“L’amice mije cchiù firate, so’ sempe state ‘e pirate.”



A perenne ricordo di quest’ avventura resta l’Ex VOTO che si conserva nella Basilica della Madonna del Lauro a Meta, unico quadro della Basilica che rappresenta un bastimento completamente invelato, che naviga su un mare calmo come l’ olio, mentre tutt’intorno compaiono barche che sembrano quelle di allegri gitanti (ma che in realtà sono quelle dei predoni marocchini ndr).
Inspiegabile appare quindi a chi non è a conoscenza della storia dello SCUTOLO, la presenza di questo quadretto che dà l’ impressione di rappresentare la scena di una bella giornata, mentre l’intera parete della chiesa è ricoperta da dipinti ex voto di navi in balia delle tempeste.


FONTE:
LE VOCI DEL MARE
Di Roberto Vittorio Romano.


1 commento:

  1. bel racconto, ma per caso il Com.te Francesco Starita era il fratello di Mario Starita che se non sbaglio aveva il cantiere navale all'Alimuri?

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