LA STORIA
DELLA NAVE SCUTOLO
La nave
SCUTOLO era un brigantino a palo, di 482
tonnellate di stazza lorda, costruito sulla spiaggia di ALIMURI (Meta) e varato
nel 1876.
Il 15 marzo
del 1893 ne assunse il comando il capitano metese: Francesco Starita – detto
Ciccillone – che come vedremo in seguito diventerà il protagonista della nostra
storia.
Il 25
ottobre del 1894, lo SCUTOLO proveniva dal porto di FILADELFIA negli Stati
Uniti, con un carico di merci varie e di petrolio illuminante conservato in latte
di lamiere di ferro (le stagnere),
ciascuna della capacità di 19 litri.
Dopo aver fatto
scalo a Bilbao, per sbarcare parte del carico, la nave si diresse verso il
Mediterraneo per raggiungere il porto di Napoli.
Non appena
superato lo stretto di Gibilterra, mentre navigava a Nord del Marocco, lo
SCUTOLO entrò in una zona di completa bonaccia lungo la costa di RIF (che in
arabo significa orlo).
Lo Scutolo
vista l’assenza di vento fu costretto ad ancorarsi in una baia del RIF, e
il comandante Starita fece calare un battello
e con un marinaio si mise a pescare per procurare i viveri al suo
equipaggio.
Ad un tratto
il comandante si accorse che alcune imbarcazioni si stavano avvicinando
minacciosamente alla SCUTOLO, ed essendo quella una zona abitata dai predoni
berberi , preoccupato fece subito ritorno a bordo.
Ben presto i
sospetti del comandante si rivelarono purtroppo fondati, sulle barche vi erano
numerosi brutti ceffi armati di tutto punto, che appena poterono scaricarono una
raffica di fucilate sulla sua nave.
Resosi conto
che la situazione era disperata, e per evitare una carneficina,Ciccillone diede
ordine di far ammainare la scala reale e si profuse in saluti amichevoli verso
gli assalitori.
Più di 75
predoni salirono sullo SCUTOLO e iniziarono a frugare dappertutto, distruggendo
tutto quello che trovavano nelle cabine.
Fortunatamente
nessun uomo dell’ equipaggio venne toccato, tranne il comandante che subì un
violento colpo alla caviglia, ma trauma a parte Ciccillone continuò a
prodigarsi per dimostrare il suo spirito di cooperazione, aprì i boccaporti
delle stive, indicò come operare per lo sbarco merci predate e donò al loro
capo, un vecchio marocchino, la sua fede nuziale.
Mentre una
parte dei predoni trasportava la refurtiva a terra, sullo SCUTOLO rimase una
nutrita schiera di persone armate. Ma, con l’ andare del tempo (quando
rilevarono che l’equipaggio non aveva intenzioni ostili ) verso sera per
velocizzare le operazioni di scarico, fecero rimanere a bordo soltanto una
persona di vigilanza.
A questo
punto, mentre tutte le barche dei predoni erano nella baia, si levò una leggera
brezza da terra. Il capitano STARITA la notò immediatamente, e con un balzo si recò a poppa e scaraventò
in mare l’ uomo di guardia, poi corse subito a prora per smanigliare l’ancora e
filarsela, chiamò l’equipaggio a posto di manovra e fece mollare le vele.
Nel
frattempo la brezza si rinforzò miracolosamente, le vele cominciarono a
gonfiarsi e lo SCUTOLO si mosse ad andatura sempre più sostenuta. I predoni resosi conto che la nave stava
scappando provarono ad inseguirla, ma sia la velocità che stava assumendo, sia
il buio che stava calando li dissuase a proseguire.
Lo SCUTOLO era salvo assieme al suo equipaggio
ed a buona parte del carico, ma non disponeva più della bussola ed era
sprovvisto di viveri e di tutte le attrezzature nautiche.
Dopo due
giorni di navigazione in cui i marinai riuscirono a mangiare solo del
granturco, lo SCUTOLO giunse a CADICE (
sulla costa atlantica meridionale della Spagna) dove vi era una squadra della
Marina militare italiana.
Il
comandante italiano Paolo Thaon di Revel, di stazionamento a CADICE condusse un
inchiesta su quanto accaduto e il governo spagnolo provvide al risarcimento dei
danni inferti alla nave dai marocchini che all’ epoca dei fatti erano sudditi
di Madrid, la marineria di CADICE inoltre fornì le attrezzature necessarie per
riprendere la navigazione. Una volta rientrati nel porto di Napoli
l’assicurazione provvide a rimborsare tutti i danni subiti ed infine i
noleggiatori non mancarono di elargire una cospicua somma quale premio per aver
portato in salvo quasi l’intero carico. Poiché in effetti le perdite erano
state modeste, e la nave a parte qualche fucilata che ne aveva scheggiato lo
scafo e i danni alle cabine, era in
buone condizioni e soprattutto l’intero equipaggio incolume, il Capitano
Starita non esitava ad affermare che:
“L’amice mije cchiù
firate, so’ sempe state ‘e pirate.”
A perenne
ricordo di quest’ avventura resta l’Ex VOTO che si conserva nella Basilica
della Madonna del Lauro a Meta, unico quadro della Basilica che rappresenta un
bastimento completamente invelato, che naviga su un mare calmo come l’ olio,
mentre tutt’intorno compaiono barche che sembrano quelle di allegri gitanti (ma
che in realtà sono quelle dei predoni marocchini ndr).
Inspiegabile
appare quindi a chi non è a conoscenza della storia dello SCUTOLO, la presenza
di questo quadretto che dà l’ impressione di rappresentare la scena di una
bella giornata, mentre l’intera parete della chiesa è ricoperta da dipinti ex
voto di navi in balia delle tempeste.
FONTE:
LE VOCI DEL MARE
Di Roberto Vittorio Romano.
bel racconto, ma per caso il Com.te Francesco Starita era il fratello di Mario Starita che se non sbaglio aveva il cantiere navale all'Alimuri?
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