sabato 31 marzo 2018

I FATTARIELLI DI CRAPOLLA






A Crapolla – si racconta che vi era un tempio dedicato al DIO APOLLO, e che quindi nell' antichità era meta frequente di fedeli,successivamente abbandonata dai romani, la marina di TORCA ritornò ai fasti del periodo greco grazie ad una grandiosa abbadia che qui fu costruita all’ inizio del millennio scorso. Questo edificio  descritto - in alcuni documenti conservati nell’ ARCHIVIO DI AMALFI – come un “ tempio con colonne di marmo e con suolo lavorato a mano ” , era considerato come  uno dei più belli e ricchi dell’ epoca. Sorto come Monastero di Benedettini Neri, nel corso dei secoli fu possedimento di vari ordini monastici. In questa abbadia soggiornò fra il 1525 e il 1534 , TEOFILO FOLENGO, il più importante poeta maccheronico italiano, autore del poema BALDUS con lo pseudomino di MERLIN COCAI.






Teofilo Folengo visse nell'abbadia di Crapolla tra il 1530/1533. In questo periodo, passato nella tranquillità della splendida cornice della Terra delle Sirene, egli compose varie opere tra le quali L'Umanità del Figlio di Dio, poema epico di carattere religioso, ove impiega per la prima volta l’ottava rima e dove sporadicamente parla del selvaggio territorio che lo circonda:
" ...rifar le rotte scale d’una viva pietra con gradi e faticosi passi. Ma dolce oh quanto è ’l fine a chi v’arriva per le ’ntricate macchie e alpestri sassi!..."  (libro 10°, pag. 403, ottava 14).



Dell’ originaria abbadia di SAN PIETRO non resta più niente se non una cappella votiva dedicata al medesimo Santo e costruita con le stesse pietre dell’antico edificio del quale sono tuttavia ancora visibili qualche fusto di colonne ed alcune basi marmoree. 
A proposito di queste colonne c’è da dire che fino all’ inizio del secolo scorso ce ne erano ancora delle altre; Poi, nel periodo fra le due guerre, si dice che alcuni fascisti vi scolpirono sopra il fascio littorio suscitando la reazione degli antifascisti i quali, per tutta risposta, le gettarono in mare





Abbazia e cappella portano il nome del primo Papa in quanto si narra che SAN PIETRO approdò in questa località nel corso del suo viaggio dalla Terra Santa a Roma.

Per secoli si è festeggiato a Crapolla il MARTEDI’ di PASQUA e molti erano i fedeli che vi si recavano in pellegrinaggio da Sorrento. Invece era uso dei pescatori recarvisi il giorno di PASQUA a bordo delle loro imbarcazioni per pescare nelle zone antistanti e cantare litanie religiose durante il viaggio.




I FATTARIELLI DI CRAPOLLA: 


LA CAMPANA
· Nelle acque antistanti CRAPOLLA, una leggenda narra che vi sia stata gettata una campana che, suona a mezzogiorno di ogni 29 giugno, festa di SAN PIETRO.







La gallina con i pulcini d'oro
(Norman douglas: La terra delle Sirene)

Durante l'occupazione francese del Regno napoletano da parte di Napoleone, numerore abbazie vennero saccheggiate dai predatori d'oltralpe. Stessa sorte toccò anche al monastero di Crapolla e qualcuno afferma che la nave che trasportava le ricchezze rubate ai monaci era così carica d'oro che affondò subito, al largo dell'isoletta di Isca. C'è anche chi giura che passando dove la nave scomparve nei fondali, è ancora possibilei sentire la sua campanella suonare. Nel saccheggio dell'abbazia, tuttavia, Napoleone non riuscì ad impossessarsi di un tesoro sepolto. Esso era costituito da una gallina e da sei pulcini d'oro puro e venne scoperto alcuni anni fa (primi anni del 1900). Una sera, tardi, tre uomini scesero da una barca e si avvicinarono ai ruderi portando l'uno un sacco, il secondo un piccone, il terzo il "libro". Fu quest'ultimo che sembrò sospettoto... Lavorarono tutta la notte e al sorgere del sole erano già ripartiti. Come si seppe del tesoro? Perché, poco dopo, un ragazzino che era andato a guardare lo scavo che quelli avevano fatto, raccolse un pulcino d'oro, che quelli dovevano aver perso o dimenticato, e lo portò all'esattore di Sorrento che glielo pagò pochi soldi. (Fortunato l'esattore! L'oggetto valeva molte centinaia di migliaia di lire.) Altre persone cercarono in seguito con maggiore attenzione e riuscirono ad individuare esattamente il punto in cui la gallina era stata nascosta nel terreno, con tre pulcini per lato. 



LE RELIQUIE DI SAN PIETRO


Alcuni pescatori, usciti in mare di notte a pescare, aspettavano il segnale da parte di un loro compagno rimasto a terra per rientrare. Stavano davanti all’ insenatura di CRAPOLLA quando videro una luce che scendeva lungo il ripido sentiero e, pensando che fosse il loro amico che stava andando alla marina per aiutarli a scaricare le reti e il pesce, cominciarono a vogare verso la spiagetta. Ma dopo poco la luce cominciò a risalire, e pensarono che non fosse lui. Poi ridiscese, e di nuovo accostarono a terra, ma un'altra volta la luce misteriosa tornò indietro. Questo fatto si ripe più volte e alla fine, stanchi di aspettare, i pescatori approdarono e fecero da soli. Tornati in paese chiesero spiegazioni all’ amico del suo strano comportamento, ma questi disse che si era addormentato e non si era mai spostato da casa. E allora andarono nel luogo dove avevano visto comparire e scomparire più volte la luce per cercare di svelare il mistero; giunti sul posto, vi ritrovarono le reliquie di SAN PIETRO.




Una mano di San Pietro per edificare la cappellina di Crapolla

(tratto da "Il covo delle sirene" di Amedeo Maiuri, anno 1943)

"...qualcuno dei tanti emigranti del borgo di Torca si è ricordato dei pescatori di Crapolla e ha mandato un gruzzoletto perché risorgesse una cappelluccia sulle rovine della badia: una cappelluccia tanto da collocarvi l'immagine del Santo e stendervi la tovaglia dell'altare. Il gruzzoletto è modesto e tutti i pescatori di Crapolla si son messi d'impegno a turno a sgombrare le rovine, a secernere i materiali utili per la ricostru­zione con quelle loro braccia nerborute avvezze a ben altra fatica del piccone e della pala; il muratore venuto da Sant'Agata lavo­rerà per devozione del Santo, e un massaro di Monticelli donerà i vecchi coppi della stalla in rovina per la copertura del tetto. È incominciato così il lavoro intorno ai ruderi della badìa: tra la veglia della pesca notturna e il dormiveglia del giorno, cé sem­pre qualcuno che lavora a sbarazzare e a pulire; qualche altro fusto di colonne è venuto alla luce e altri bei conci di tufo delle volte e dei sottarchi. Anche il Santo s'è risvegliato dal suo letargo. Una sera, al crepuscolo, un pescatore che scendeva da Torca per la gradinata liscia di pietra, ha visto un gruppo di operai che lavoravano di lena a sgomberare il terreno senza strepito e rumore, come se invece di sassi e terriccio ventilassero loglio e pula sull'aia; li ha salutati e non ne ha avuto risposta: tanto era il fervore con cui spalavano: «Buon per noi, ha detto fra sè, di questo passo a S. Pietro celebreremo la messa». Ma alla Marina aveva trovato tutti i compagni delle paranze al completo e la mattina dopo non s'era visto traccia ne di picconi e di pale. Erano forse le anime dei poveri pescatori di Torca, di Monticelli, di Sant'Agata chiamate a raccolta dal Santo? E da quel momento il fervore è cresciuto e Crapolla, riavrà, sopra il suo covo da pirati, la prote­zione del Santo apostolo pescatore. "



FONTI:
  • http://www.crapolla.it
  • LE COSTE DI SORRENTO E DI AMALFI
    di GIOVANNI VISETTI.

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