GENNARO
RAMBONE L’ HELENIO HERRERA DEL SORRENTO.
- DAL LIBRO :
IL CALCIO A SORRENTO settant'anni di storia
di Antonino e Gianni Siniscalchi.
FOTO : http://tuttoilsorrento.altervista.org
Il 1967 è l’
anno dell’ ingresso ufficiale della famiglia Lauro nel Sorrento Calcio.
Dopo un anno
di assestamento, in cui non vennero raggiunti i risultati prefissati, nella
stagione calcistica 1967/68,
Achille
Lauro decise di effettuare una profonda rivoluzione nell’ organigramma
societario e affidò ad Andrea Torino, un
manager serio e capace, il compito di costruire un Sorrento all’altezza delle
aspettative della piazza.
Il dottor
Torino rivoltò completamente la rosa rossonera, portando in prima squadra
diversi ragazzi locali, tra i quali si misero in evidenza : il portiere Pane,
il mediano De Vita e il terzino Nino Fiorile
( destinato
quest’ultimo a diventare uno degli idoli del Campo Italia).
Ma per tutti
il vero capolavoro di Torino fu quello di affidare la panchina a Gennaro
Rambone, ex ala destra del Napoli.
Rambone
piacque subito ai tifosi per le sue caratteristiche di SERGENTE DI FERRO, era
un “martello” che perseguitava letteralmente i calciatori. Se fino ad allora il
calcio sorrentino era stato avventuroso , la situazione cambiò dalla notte al
giorno. Stipendi premi e duri allenamenti, cominciò quindi anche in Costiera
grazie al duo Torino – Rambone l’ era del professionismo.
L’
allenatore napoletano ( era nato nel quartiere Sanità) per la sua mentalità
vincente e per il rigore con cui dirigeva la squadra, venne subito ribattezzato
l’ Herrera del Vesuvio ( il pluridecorato allenatore della Grande Inter di
quegli anni).
Don Gennaro
pretendeva massima professionalità dai suoi calciatori sia in campo che fuori.
Sono rimaste memorabili le “ronde” di Rambone, che in veste di sergente faceva
su e giù per le strade di Sorrento per controllare i suoi calciatori.
Ai tifosi
capitava spesso di divertirsi a raccontare che, di sera, Rambone aveva
“acchiappato” e pesantemente redarguito questo o quel calciatore mentre era
impegnato ad inseguire “gonnelle” o anche semplicemente a passeggiare
( fuori orario) con la propria fidanzata. Ovviamente tutti i calciatori colti in flagrante venivano rispediti a letto con tanto di ceffone.
( fuori orario) con la propria fidanzata. Ovviamente tutti i calciatori colti in flagrante venivano rispediti a letto con tanto di ceffone.
Non c’ era
scampo bisognava rigare dritto, Rambone teneva i giocatori sotto pressione, li faceva rimanere in campo
ad allenarsi per ore e ore, e spesso a fine allenamento li invitava a rimettere
in sesto le buche del Campo Italia.
“ Non ho
fatto il servizio militare – raccontò Nino Fiorile – ma con mister Rambone è
stato peggio. Mi vietava anche di salutare mia moglie per strada. Una volta lo
feci, mi appioppò una multa di 60mila lire, ed era l’ epoca in cui prendevo
130mila lire di stipendio”.
Il mister era un tipo sbrigativo e non amava
molto discutere, eppure da quando si era seduto sulla panchina rossonera, la
squadra volava occupando sempre posizioni di vertice. E così battendo per 1-a-0
(con rete di Forzelin ) nello spareggio
giocato al
Signorini di Barra la squadra del VOMERO , il Sorrento venne promosso in SERIE
D.
La stagione calcistica
1968/69 dopo un inizio tribolato , in cui due sconfitte consecutive avevano
fatto ventilare l’ ipotesi dell’ esonero di
Rambone , ipotesi subito smentite da Torino in un intervista al Mattino:
“ Voglio sciogliere ogni riserbo: il maestro è uno dei migliori, Gennaro Rambone è e rimane , il tecnico di fiducia del Sorrento”.
“ Voglio sciogliere ogni riserbo: il maestro è uno dei migliori, Gennaro Rambone è e rimane , il tecnico di fiducia del Sorrento”.
Dopo la
confermata fiducia all’ allenatore, il
Sorrento si risollevò e cominciò una lunga serie di vittorie; ma era destino
che quella dovesse essere un’ annata in cui si sarebbe giunti alla meta tra
tanti tormenti.
Cominciarono
infatti per la famiglia Lauro i seri grattacapi legati alle disavventure economiche del figlio del Comandante,
Gioacchino. Il 30 novembre ’68 la Banca della provincia di Napoli presentò nei
suoi confronti un istanza di fallimento per un debito di 25 milioni di lire,
mentre saltarono fuori anche 7 miliardi
di cambiali firmate da Gioacchino l’ anno prima. Gioacchino che all’ epoca dei
fatti era sia deputo e anche Sindaco di Sorrento era noto ovunque per la sua
generosità , ma la mole dei debiti accumulati in così poco tempo, dimostrarono
che negli ultimi mesi, era finito nella morsa di persone spregiudicate e senza
scrupoli, pronte a speculare sulle sue smanie affaristiche. Sconcertante l’
acquisto di 750 milioni di polli in Romagna e che, alla luce di un sommario
sopralluogo, risultasse la presenza sul posto di un pollaio e quattro galline.
Achille
Lauro capì che doveva reagire con polso davanti a quella valanga di debiti. Il
Comandante spiegò in un intervista a “GENTE” l’ intera vicenda di quelle
cambiali firmate dal figlio; promise che avrebbe pagato le banche, ma avvertì
il resto dei creditori definiti “privati di dubbia fede” : potevano riprendersi
terreni, palazzi ed aziende che avevano venduto a Gioacchino a prezzi
stratosferici , “sicuri e tranquilli che non avrebbero visto una lira”. E il
Comandante fu di parola. Purtroppo Gioacchino venne interdetto , su richiesta
del padre e dei fratelli, ad occuparsi di tutte le attività di famiglia.
I primi di
marzo del 1969, gli operai della Metalform di Bergamo, assistiti dall’
ufficiale giudiziario, piombarono una mattina al Campo Italia, per smontare e
riportare via le due tribunette prefabbricate. Quelle ordinate da Gioacchino
durante la sua breve presidenza, erano stati pagati soltanto tre rispetto ai
trenta milioni pattuiti. E così, sotto gli occhi di decine di tifosi, gli
operai fecero sparire in un batter d’ occhio i posti dietro le due porte dove
la domenica seguivano la squadra.
Subito dopo
come se già non bastassero tutte le vicende extracalcistiche accadute, a minare
ulteriormente la serenità del gruppo rossonero ci pensò la storiella delle “
Marie del Sorrento” , che rischiò di causare le dimissioni di Rambone, storiella documentata dal
periodico “La Voce della Provincia” di Torre Annunziata.
Protagonista
della polemica fu l’ala sinistra VIT.
Mentre la
squadra era in ritiro, Rambone raccolse casualmente la telefonata di una
spasimante di Renzo Vit. La ragazza chiedeva di parlare con il suo moroso,
Rambone finse di essere il portiere dell’ albergo, entrò in confidenza, e dopo
essersi fatto raccontare anche i particolari più intimi , si presentò e disse :
“ Signorina non chiami più”.
Appena seppe
dell’ episodio Vit si infuriò e allora Il dottor Torino invitò mister Rambone
ad essere meno assillante e appioppò allo stesso calciatore 150 mila lire di
multa.
Rambone,
offeso, preparò la valigia. La squadra andò a giocare senza di lui a Benevento
e vinse 2 a 0, come per far capire che del mister si poteva fare a meno.
Polemiche e crisi tecniche vennero spazzate via da una perentoria convocazione
del Comandante presso la flotta Lauro. Un intervento all’antica :
“ Rambone è
l’ allenatore, i giocatori devono rigare dritto e, per chi non sta bene la
minestra la porta è aperta. ”
Dopo un
marzo difficile, in cui il Sorrento vide salire il distacco dalla Turris
capolista a ben sette punti, i rossoneri infilarono un filotto di sette
vittorie e tre pareggi che li permise di riagguantare proprio i corallini.
Quasi
drammatica fu proprio l’ultima partita al Campo Italia contro l’Angri. Alla
fine del primo tempo il risultato era ancora fermo sullo 0 a 0. Si giocava in
un clima di guerriglia e l’ ala destra Canzian, un ragazzone veneto dal fisico
bestiale, non beccò un solo pallone; era spaventato dalle minacce degli
avversari e dalla paura di rimetterci le gambe, ma diventerà lui il
match-winner.
Il segreto?
Durante l’ intervallo Canzian si ritrovò spalla al muro dello spogliatoi.
Rambone gli si parò davanti, lo rimproverò fino alle offese più pesanti, e gli
rifilò due schiaffi. Nessuno fiatò, tutti zitti, mentre Rambone urlò per almeno
dieci minuti. Nella ripresa Canzian fece i due gol della vittoria, prima di essere
espulso per eccesso di grinta.
E, grazie a
questa vittoria il Sorrento raggiunse in classifica la Turris fermata sull’ 1 a
1 dalla Juve Stabia.
Canzian Roweno |
Quindi le
due squadre si giocarono la PROMOZIONE nello spareggio allo stadio Flaminio di
Roma.
2- GIUGNO 1969 :
SORRENTO – TURRIS una
partita che è diventata mito anche per chi non la vide.
Il sogno
della serie C da conquistare portò al FLAMINIO un migliaio di sorrentini, e
forse tremila torresi. Rambone schierò l’ undici tipico: Gridelli (in porta)
poi Nazzi, Fiorile, Basini, Sani, Lorenzini, Canzian, Forzelin, Ascatigno,
Furlan e Vit.
Lo 0 a 0 del primo tempo venne schiodato soltanto a metà ripresa da un gol da “quaranta
metri” da Pietro Sani, stopper del Sorrento.
I corallini
non riuscirono a pareggiare e al triplice fischio dell’arbitro i sorrentini
festeggiarono la meritata promozione.
PIETRO SANI |
Questa
promozione in serie C è stata una delle più belle della storia del Sorrento, e
uno dei protagonisti principali è stato sicuramente il suo allenatore: GENNARO RAMBONE,
l’ HELENIO
HERRERA della COSTIERA.
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