lunedì 27 novembre 2017

OGGI TI RACCONTO NAPOLI: Basilica santuario di Santa Maria del Carmine Maggiore di Napoli



Basilica santuario di Santa Maria del Carmine Maggiore di Napoli:





E pensare che anche il quadro della VERGINE BRUNA è un emigrante. Trasportato da alcuni monaci dal Monte Carmelo in Palestina per sfuggire alla persecuzione dei Saraceni, ha trovato rifugio e riparo a Napoli; Qui, la VERGINE BRUNA divenne ben presto la mamma di tutti i napoletani che affettuosamente iniziarono a chiamarla :
Mamma d'o Carmene", proprio per ricordarne la terra lontana da dove arrivava.

(pM)

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Mamma d'o Carmene" e quante cose successero nella Basilica santuario di Santa Maria del Carmine Maggiore di Napoli:

*IL MIRACOLO DEL CROCIFISSO

Il miracolo del crocifisso" è legato alla lotta, nel secolo XV, tra gli Angioini e gli Aragonesi, per il dominio di Napoli. Già dominava in Napoli Renato d'Angiò, il quale aveva collocato le sue artiglierie sul campanile del Carmine, trasformandolo in vera fortezza, quando Alfonso V d'Aragona assediò la città, ponendo l'accampamento sulle rive del Sebeto, nelle vicinanze dell'attuale borgo Loreto.
Secondo la tradizione il 17 ottobre 1439, l'infante Pietro di Aragona fece dar fuoco a una grossa Bombarda detta la Messinese, la cui grossissima palla, (ancora conservata nella cripta della chiesa), sfondò l'abside della chiesa e andò in direzione del capo del crocifisso che, per evitare il colpo, abbassò la testa sulla spalla destra, senza subire alcuna frattura. Il giorno seguente, mentre l'infante Pietro dava di nuovo ordine di azionare la Messinese, un colpo partito dal campanile, dalla bombarda chiamata la Pazza, gli troncò il capo.
Re Alfonso tolse allora l'assedio, ma quando, ritornato all'assalto nel 1442, il 2 giugno entrò trionfalmente in città, il suo primo pensiero fu di recarsi al Carmine per venerare il crocifisso e, per riparare l'atto insano del defunto fratello, fece costruire un sontuoso tabernacolo.

*MASANIELLO

1647: Il 16 luglio, giorno della festa della Madonna del Carmine, dalla finestra di casa sua, cercò inutilmente di difendersi dalle accuse di pazzia e tradimento che provenivano dalla strada. Sentendosi braccato cercò rifugio nella chiesa del Carmine, e qui, interrompendo la celebrazione della messa, si spogliò nudo e iniziò il suo ultimo discorso al popolo napoletano. I frati lo invitarono a porre fine a quel gesto poco edificante, ed egli obbedì, mettendosi a passeggiare nel corridoio principale del convento. Là lo raggiunsero alcune persone armate, che prima gli tirarono quattro colpi di archibugio, togliendogli la vita, e poi lo decapitarono. La testa mostrata al viceré fu portata in giro per la città mentre il corpo fu buttato in un fosso fuori la porta del Carmine. Non erano passate ventiquattr'ore che subito si videro i frutti dell'uccisione di Masaniello: il peso del pane diminuito e le gabelle rimesse in vigore. Il popolo si rese subito conto dell'errore e così ne raccolse il cadavere lavandolo nelle acque del Sebeto, la testa fu ricongiunta al corpo e subito portato in processione, il corpo fu sepolto all'interno della chiesa del Carmine. Alle tre del mattino, finita la processione, fu data sepoltura al feretro nella chiesa del Carmine, dove i resti di Masaniello rimasero fino al 1799. In quell'anno, dopo aver represso la congiura giacobina per la Repubblica Napoletana, Ferdinando IV di Borbone ne ordinò la rimozione al fine di evitarne l'idolatria popolare.
Fino agli anni sessanta del secolo scorso, nemmeno una parola ricordava i luoghi che videro l'uccisione e la sepoltura di Masaniello: fu così che i carmelitani decisero di tramandare ai posteri il ricordo di quegli eventi con due lapidi, una nel convento dei frati, l'altra in chiesa nel luogo della sepoltura.

*1943, I TEDESCHI E I RESTI DI CORRADINO DI SVEVIA

Nel settembre del 1943 si presentò in chiesa un gruppo di soldati tedeschi intenzionati a portare via i resti mortali di Corradino e intimarono padre Elia Alleva (unico religioso rimasto in custodia del tempio) di mostrargli il luogo della sepoltura. Il religioso pensò bene di portarli nel luogo ove si trova ancora oggi la lapide, frantumata per chi sa quali motivi e mutila delle parti che hanno indotto all'errore. Il sesto rigo, inizia con le seguenti parole: il piedistallo. Manca evidentemente la parte precedente; secondo il Quagliarella la parola mancante è dietro, ma in realtà dovrebbe essere dentro il piedistallo. I tedeschi interpretarono la lapide mutila secondo le indicazioni di Quagliarella ed in pochissimo tempo tolsero il cancelletto che è davanti al monumento e spostarono la statua con tutto il piedistallo due o tre metri dal suo posto. Furono spezzate le tre lapidi che erano a terra ma senza trovare niente; non si arresero e fecero anche un grosso buco nel muro del pilastro alle spalle del monumento, anche stavolta senza esito positivo. Andarono via e oggi le ossa di Corradino riposano ancora nel piedistallo della statua.

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